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09 ottobre 2011

«Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.»

La pena di morte accompagna da sempre l'umanità.
Uso il presente non solo perchè è tuttora applicata in troppi Paesi, ma anche perchè in molti Paesi che non la prevedono la gente la reclama per punire i crimini più odiosi.

L'istinto di vendicarsi è connaturato all'uomo e tale istinto è sempre stato assecondato dalle istituzioni, un po' per la tendenza tutta umana a fare giustizia sommaria e un po' perchè prevedere la pena di morte negli ordinamenti legislativi dovrebbe servire a "tener buone" le masse, anche se non c'è alcuna evidenza di riduzione dei crimini efferati nei Paesi che la prevedono.
Si consideri poi che in diversi Paesi la pena capitale è prevista non solo per punire i crimini ma anche per eliminare i dissidenti, gli oppositori politici o per eliminare chi è considerato diverso: nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale, eppure in alcuni Paesi averne uno minoritario è considerato una colpa da punire con la tortura e la morte.
Quando sento chiedere "condanne esemplari" io rabbrividisco sempre: la giustizia deve infliggere condanne giuste, non condanne esemplari. Se si dovesse dar retta a ciò che la gente vuole, ci sarebbe un linciaggio al giorno in ogni città.

Purtroppo, eccetto pochissime eccezioni, il retaggio culturale della pena di morte è radicato in tutte le società e in tutte le culture. Le tre principali religioni monoteiste (Ebraismo, Islam e Cristianesimo), che pure predicano l'amore universale, la bontà e il rispetto reciproco, considerano accettabile la pena di morte ed è prevista dai loro testi sacri.
Per quanto riguarda il Cristianesimo - partendo dal ben noto "Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido" di Esodo 21,24 su cui si basa la legittimazione morale della pena capitale nei Paesi occidentali e principalmente negli Stati Uniti - innumerevoli versetti della Bibbia indicano la pena di morte come giusta punizione e specificano con precisione i casi e i modi in cui dev'essere comminata.

Sarebbe facile dire che certi Paesi mantengono la pena capitale nei loro ordinamenti perchè si tratta di Paesi culturalmente più arretrati, quindi parlerò di cosa succede in quelli evoluti, o meglio di cosa succede nel Paese che pretende di ergersi a esempio di civiltà per tutto il mondo.

Negli Stati Uniti la carica di giudice è elettiva in una quarantina di Stati, il chè significa che i giudici vengono eletti dal popolo esattamente come il sindaco e i politici; anche in Italia un partito politico ha ipotizzato di rendere elettiva la carica di giudice ma spero che nessun Governo si sogni mai di introdurre questa regola.
Ora, se un giudice viene eletto dal popolo, quali garanzie può dare circa la sua imparzialità di giudizio? Se il popolo chiede a gran voce la pena di morte (perchè le masse non ragionano con la lucidità propria del cervello ma piuttosto con l'istinto sanguinario della pancia e sono sempre pronte a linciare il presunto colpevole) quale giudice andrebbe contro i desiderata di chi lo ha eletto rischiando di non vedersi riconfermato nell'incarico alle successive elezioni?

Il problema è che la giustizia è amministrata dagli uomini e gli uomini per loro natura non sono infallibili, anzi sbagliano assai di frequente.
Il sito web del 'Death Penalty Information Center' (link) evidenzia come dal 1973 a oggi, in America, ben 138 persone in 26 Stati abbiano avuto una revisione del processo e siano state assolte con formula piena per non aver commesso il fatto. (link)
La cosa terribile e inaccettabile è che in precedenza quelle 138 persone erano state condannate alla pena capitale: sono state anni e anni nei bracci della morte ad aspettare l'incontro col boia e a sentir gridare "Dead man walking!" ("Morto che cammina!") quando passavano accanto alle guardie.

Il caso più impressionante è quello di Peter Limone (link).
Limone fu accusato di omicidio e condannato alla sedia elettrica nel 1968 insieme ad altre tre persone. Le testimonianze che inchiodarono lui e gli altri tre erano false, ma occorsero 33 anni per scoprirlo e Limone usci dal braccio della morte da uomo libero e riabilitato solo nel 2001.
Rimase in prigione pur essendo innocente ben 33 anni: più o meno 396 mesi, ovvero 12.050 giorni, ovvero 289.200 ore.
Nel frattempo due dei suoi "complici", pure innocenti, morirono in galera e il terzo fu scarcerato quattro anni prima di Limone.

Ci rendiamo conto di cosa significano ben 138 condannati a morte e riconosciuti innocenti solo per caso, magari scagionati da un test del DNA non disponibile all'epoca della condanna, o perchè qualcuno ha confessato dopo anni di aver testimoniato il falso, o perchè dei giudici hanno deciso di seguire la coscienza anzichè l'interesse e hanno riaperto casi già chiusi?
Per 138 innocenti riconosciuti tali dopo anni di braccio della morte e riabilitati, quanti sono stati gl'innocenti ingiustamente finiti sulla sedia elettrica, nella camera a gas o uccisi dalle iniezioni letali? 
Fosse anche uno solo, per me un unico innocente condannato a morte è inaccettabile, dunque per me diventa inaccettabile anche la pena di morte, senza eccezione alcuna.

Qualcuno può forse obiettare che se io stesso o qualcuno dei miei cari dovesse essere vittima di un crimine efferato cambierei idea. No, non è così.
Purtroppo su questo la vita mi ha già messo pesantemente alla prova e nonostante tutto rimango convintamente contrario alla pena capitale. Per me è importante che non sia prevista negli ordinamenti per evitare che anche un solo innocente sia messo a morte e ciò per un motivo assai semplice: quell'innocente condannato per sbaglio potrebbe essere chiunque: potrebbe essere chi mi sta leggendo, uno dei miei cari... potrei anche essere  io e non voglio che ciò possa accadere.

Ricordo che anni fa un vigile urbano lasciò sotto il tergicristallo della mia macchina una contravvenzione per disco orario scaduto: ma me la elevò 10 minuti prima che scadesse effettivamente il tempo consentito per la sosta perchè interpretò male l'ora indicata. 
Andai al comando della Polizia Municipale per spiegare le mie ragioni e il funzionario con cui parlai mi disse che non poteva fare nulla, perchè era la mia parola contro quella del vigile che mi aveva multato e che tutt'al più avrei dovuto esporre le mie ragioni a quel vigile nel momento in cui mi sanzionava. Si, va bene, ma io in quel momento mica ero lì... e alla fine dovetti pagare quella sanzione ingiustamente comminatami.
Da questo piccolo episodio capii che potevo in qualsiasi momento trovarmi nell'impossibilità di dimostrare la mia innocenza ed essere costretto a subire una pena ingiusta; quella volta il non poter dimostrare la mia innocenza mi costò una multa, ma se invece qualcuno mi avesse accusato di un crimine gravissimo, se non avessi potuto provare di non averlo commesso, se un giudice non avesse creduto alla mia innocenza e mi avesse condannato?
No, nessun crimine, per quanto grave, dovrebbe essere punito con la morte del reo perchè i giudici sono umani e in quanto tali sono fallibili. A certi errori non si può porre rimedio.

Sono sempre di più gli Stati che cancellano la pena di morte dai loro ordinamenti e spero che un giorno questa barbarie scompaia del tutto.
Il 10 ottobre, domani, sarà la "Giornata Mondiale Contro La Pena Di Morte" e in rete ho trovato una bella illustrazione che la sostiene: si tratta di un'opera del disegnatore libanese Fouad Mezher (link), che ringrazio di cuore per avermi concesso di pubblicarla sul mio blog.
Nelle rapprersentazioni allegoriche, la Giustizia è una donna con una bilancia in una mano e una spada nell'altra. La bilancia simboleggia l'equità e l'equilibrio del giudizio, mentre la spada rappresenta la forza e il potere che la Giustizia deve avere per imporre e far rispettare i suoi giudizi.
Il terzo attributo dell'allegoria della Giustzia è la benda sugli occhi, con il significato positivo dell'imparzalità nel giudicare proprio di chi "non guarda in faccia nessuno".

Ebbene, quando la Giustizia getta a terra la bilancia, depone la spada e si appoggia al palo di una forca per farsi un bicchiere e fumarsi una sigaretta insieme alla Morte, smette di essere Giustizia.
Pensiamoci... pensiamo a quei 138 innocenti restituiti per caso alla vita e pensiamo al numero infinitamente più alto di uomini e donne che sono stati - e saranno - messi a morte pur non avendo commesso alcun reato

Uno solo è già troppo.

© Fouad Mezher.

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