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26 settembre 2011

"Un grand' avello, ov' io vidi una scritta che dicea: “Anastasio papa guardo, lo qual trasse Fotin de la via dritta”"

«Canto undecimo, nel quale tratta de' tre cerchi disotto d'inferno, e distingue de le genti che dentro vi sono punite, e che quivi più che altrove; e solve una questione.»

Dopo aver meditato con la "Lettera Sulla Felicità" di Epicuro, ridiscendiamo agl'Inferi. 
Siamo ancora nel Sesto Cerchio, dove proprio Epicuro e gli eretici subiscono il supplizio eterno; qui Dante e Virgilio incontrano l'avello di un altro eretico, papa Anastasio II, posto in questo Cerchio per aver tentato di accordarsi con il patriarcato di Costantinopoli che si trovava in rotta di collisione con la Chiesa cattolica dopo aver iniziato l'eresia monofisita.
Di seguito Virgilio spiega a Dante cosa troveranno nei tre Gironi del Settimo Cerchio che si accingono ad attraversare; non succede molto altro in questo Canto, nessun incontro con gli spiriti di trapassati celebri.

Se mi si concede una divagazione, proprio ieri papa Benedetto XVI ha affermato che sono più vicini a Dio gli agnostici che cercano risposte di quanto lo siano quei "buoni cristiani" che vanno a messa per convenzione ma senza convinzione e di quelli che proclamano la loro cristianità con le parole e gli slogan ma la negano e fanno il contrario con le azioni.
Bene, molto bene: è una bellissima notizia!
Allora ciò che dicevo alla fine dell'intervento intitolato "Se la fede è un dono, grazie a Dio io non l'ho avuto" è vero, è il Papa stesso ad affermarlo: se esistono un Dio e un Paradiso è più probabile che li veda e ci vada io anzichè tanti politici (e i loro seguaci) un po' confusi che si ergono a baluardi del cattolicesimo contro presunte invasioni di altre fedi ma adorano a un tempo sia il Dio cattolico che presunte divinità fluviali in onore delle quali s'inventano bizzarre cerimonie pagane a base di ampolle d'acqua raccolte qui e versate là, o quel politico (ora ministro) che giusto 13 anni fa impalmò la sua sposa non in una chiesa con il sacramento del matrimonio cattolico, ma con un non meglio codificato "matrimonio celtico" officiato dal Sindaco in veste di Druido pro-tempore... per tacere di quel sottosegretario che professa una sana e robusta osservanza cattolica e che è sempre il primo, con la sua faccia arcigna, a strepere e a mettersi di traverso se qualcuno in Parlamento s'azzarda a ipotizzare di estendere i diritti delle coppie sposate alle coppie di fatto, come se concedere dei diritti a qualcuno significasse limitarli ad altri e la famiglia - anzichè la cellula sociale di base nata qualche millennio prima che fosse codificata dalle leggi e/o dalle religioni attuali - fosse un'entità estremamente fragile che tende a dissolversi per un nonnulla e che dunque necessita di puntelli e muraglie altissime a sua difesa e protezione.

Sarà un piacere vedere, come ha spiegato ieri il Papa citando le parole di Gesù Cristo, prostitute e pubblicani passare davanti ai "fedeli di routine" (ipse dixit) ed entrare nella Gerusalemme Celeste molto, molto prima di questi personaggi...


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