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07 agosto 2011

"Suo cimitero da questa parte hanno con Epicuro tutti suoi seguaci, che l'anima col corpo morta fanno."

«Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l'inferno e de la pena de li eretici, e in forma d'indovinare in persona di messer Farinata predice molte cose e di quelle che avvennero a Dante, e solve una questione.»

Nel decimo Canto dell'Inferno Dante e Virgilio arrivano al luogo in cui gli epicurei scontano la colpa di aver negato l'immortalità dell'anima con il contrappasso della condanna a giacere in avelli infuocati: morti fra i morti, stanno infatti in un cimitero.

Epicuro arrivò alla negazione dell'immortalità dell'anima - e a preferire la ricerca della felicità nella vita terrena piuttosto che in quella eterna - meditando sul rapporto fra il Male e la divinità.

  • La prima ipotesi di Epicuro afferma che "Dio non vuole il Male ma non può impedirlo": nella visione epicurea dunque Dio sarebbe il Bene ma non potendo impedire il Male sarebbe anche impotente contro di esso, il chè contraddirebbe l'onnipotenza divina.
  • La seconda ipotesi afferma che "Dio potrebbe impedire il Male ma non lo fa": Dio avrebbe dunque la possibilità d'impedire il Male ma non facendolo si rivelerebbe per certi versi malvagio, contraddicendo l'assunto che Dio è il Bene supremo.
  • La terza, infine, afferma che "Dio non può e non vuole impedire il male": Dio cioè sarebbe a un tempo sia malvagio che impotente contro il Male, contraddicendo amendue gli assunti sull'onnipotenza divina e sul suo essere il Bene supremo.
Da queste tre ipotesi Epicuro conclude che "Dio può e vuole impedire il Male, ma siccome il Male è così presente fra gli uomini allora è lecito pensare che Dio non s'interessi a loro, che non faccia nulla per sottrarli alla pratica del Male e di conseguenza per salvare la loro anima dalla pena eterna".

In altre parole, Dio è del tutto indifferente alle sorti degli uomini perchè troppo lontani dalla perfezione divina e se non si preoccupa più di tanto di agire attivamente per salvare le loro anime vorrà dire che l'anima stessa non esiste, o quantomeno non è immortale e quindi non è meritevole di essere preservata nella prospettiva della salvezza eterna.

Sarà, ma più che indifferente alle sorti degli uomini Dio sembra determinato a non lasciare impunita nessuna mancanza. Punisce anzi con gl'interessi, se arriva a fare scontare ai figli incolpevoli le colpe dei padri malvagi: si nasce con addosso il Peccato Originale e in diversi versetti della Bibbia (Esodo 20,5 - Esodo 34,7 - Numeri 14,18 e Deuteronomio 5,9) Dio afferma che punirà le colpe dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione.

In effetti è difficile per noi umani (o almeno lo è per me...) capire come si possano conciliare l'onnipotenza e la bontà divina con la presenza del Male, in qualsiasi declinazione esso si manifesti: male commesso dagli uomini su altri uomini inermi - o peggio sui bambini - o morte e distruzione causate da eventi naturali.
Non mi spiego come mai persone innocenti - ma anche e soprattutto gl'innocenti per definizione, cioè i bambini - siano così di frequente condannati a patire sofferenze disumane che possono arrivare alla morte senza che ci sia un intervento superiore a risparmiargliele.

Ne ho parlato anche qualche mese fa in occasione del terremoto e dello tsunami che hanno portato l'apocalisse in Giappone, una prima volta nell'intervento intitolato "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare." e subito dopo in "Se la fede è un dono, grazie a Dio io non l'ho avuto."

Ammetto che la mia difficoltà a capire sia un limite dovuto al mio essere agnostico; immagino che chi ha una fede possa spiegare la coesistenza del male con l'onnipotenza e la bontà divina, se non altro perchè la fede può spiegare qualsiasi cosa anche in assenza una risposta plausibile con il noto "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare!".


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