Le parole di Bertholt Brecht (attribuite anche al pastore Martin Niemöller, seppur con qualche variazione) non hanno bisogno di alcun commento.
Meglio leggerle, rileggerle, ascoltarle e poi rileggerle ancora e ancora, meditando sul fatto che prima o poi tutti ci troviamo nella scomoda posizione di essere - per un motivo o per l'altro, per un attimo o per tutta la vita - parte di una minoranza "diversa" pesantemente, inutilmente, dolorosamente e incomprensibilmente vessata da una maggioranza "uguale".
Si può essere discriminati per le proprie idee politiche, per la fede che si professa o perchè non se ne professa alcuna, per la posizione sociale, per una disabilità innata o acquisita, permanente o temporanea.
Ci si può ritrovare discriminati per il proprio aspetto, per come ci si veste, per l'orientamento sessuale, per le proprie condizioni economiche, per l'essere coppia more uxorio, per l'etnìa a cui si appartiene, per il fatto di essere stranieri nel luogo dove si vive, per una malattia, perchè si è vecchi e per mille altre ragioni oltre a queste.
Soprattutto si viene discriminati per via dell'ottusa e cieca cattiveria della massa: l'uomo è un animale da branco e quando il branco fiuta il sangue la preda non ha scampo.
Nessuno si senta tranquillo nel suo piccolo orticello: la storia c'insegna che il vento cambia molto in fretta, basta un nonnulla per ritrovarsi dall'altra parte.
Se la vista di cinque o sei energumeni che se la prendono con un singolo indigna chiunque abbia dentro di sè un barlume di umanità, non si capisce come mai poi tutti si autoassolvano quando è l'intera società ad angariare una minoranza, che in molti casi altra colpa non ha (ammesso che di colpa si tratti...) se non quella di esistere.
Ancor più difficili da accettare - e per certi versi perfino odiose - sono le vessazioni perpetrate da chi alza e sbandiera la fede come segno distintivo di chi, ipso facto, è sempre dalla parte della ragione, da quei bravi cristiani che andando a Messa la domenica e recitando un Pater-Ave-Gloria la sera prima di coricarsi credono di aver fatto il loro dovere verso Dio, la patria e la famiglia, anche se per la verità la maggior parte di loro se la cava con assai meno impegno.
Dopo aver provveduto al lavacro della coscienza, avanti con l'odio e con la discriminazione fino alla successiva comunione... sperabilmente preceduta almeno dalla confessione, perchè capita anche che un certo numero di quei "bravi cristiani" sia talmente presuntuosa e superba da convincersi di essere sempre senza macchia e dalla parte giusta, accostandosi dunque all'Eucarestia con una semplice autoassoluzione senza nemmeno passare dal confessore.
L'empatia e la conoscenza dell'altro, ma soprattutto l'incapacità radicata di volgere la testa dall'altra parte e l'istintiva, insopprimibile determinazione a levare sempre la propria voce in difesa delle minoranze discriminate, sono le sole cose che possono impedire il sonno della ragione... e risparmiare all'umanità i mostri che genera.
Homo homini lupus...
Meglio leggerle, rileggerle, ascoltarle e poi rileggerle ancora e ancora, meditando sul fatto che prima o poi tutti ci troviamo nella scomoda posizione di essere - per un motivo o per l'altro, per un attimo o per tutta la vita - parte di una minoranza "diversa" pesantemente, inutilmente, dolorosamente e incomprensibilmente vessata da una maggioranza "uguale".
Si può essere discriminati per le proprie idee politiche, per la fede che si professa o perchè non se ne professa alcuna, per la posizione sociale, per una disabilità innata o acquisita, permanente o temporanea.
Ci si può ritrovare discriminati per il proprio aspetto, per come ci si veste, per l'orientamento sessuale, per le proprie condizioni economiche, per l'essere coppia more uxorio, per l'etnìa a cui si appartiene, per il fatto di essere stranieri nel luogo dove si vive, per una malattia, perchè si è vecchi e per mille altre ragioni oltre a queste.
Soprattutto si viene discriminati per via dell'ottusa e cieca cattiveria della massa: l'uomo è un animale da branco e quando il branco fiuta il sangue la preda non ha scampo.
Nessuno si senta tranquillo nel suo piccolo orticello: la storia c'insegna che il vento cambia molto in fretta, basta un nonnulla per ritrovarsi dall'altra parte.
Se la vista di cinque o sei energumeni che se la prendono con un singolo indigna chiunque abbia dentro di sè un barlume di umanità, non si capisce come mai poi tutti si autoassolvano quando è l'intera società ad angariare una minoranza, che in molti casi altra colpa non ha (ammesso che di colpa si tratti...) se non quella di esistere.
Ancor più difficili da accettare - e per certi versi perfino odiose - sono le vessazioni perpetrate da chi alza e sbandiera la fede come segno distintivo di chi, ipso facto, è sempre dalla parte della ragione, da quei bravi cristiani che andando a Messa la domenica e recitando un Pater-Ave-Gloria la sera prima di coricarsi credono di aver fatto il loro dovere verso Dio, la patria e la famiglia, anche se per la verità la maggior parte di loro se la cava con assai meno impegno.
Dopo aver provveduto al lavacro della coscienza, avanti con l'odio e con la discriminazione fino alla successiva comunione... sperabilmente preceduta almeno dalla confessione, perchè capita anche che un certo numero di quei "bravi cristiani" sia talmente presuntuosa e superba da convincersi di essere sempre senza macchia e dalla parte giusta, accostandosi dunque all'Eucarestia con una semplice autoassoluzione senza nemmeno passare dal confessore.
L'empatia e la conoscenza dell'altro, ma soprattutto l'incapacità radicata di volgere la testa dall'altra parte e l'istintiva, insopprimibile determinazione a levare sempre la propria voce in difesa delle minoranze discriminate, sono le sole cose che possono impedire il sonno della ragione... e risparmiare all'umanità i mostri che genera.
Homo homini lupus...
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