Partirò citando un vecchio brano di Enrico Ruggeri per arrivare, dopo un giro un po' tortuoso, a parlare di tutt'altro. Lo so, sono verboso e i miei monologhi non sempre sono rettilinei, ma tant'è...
Di alcuni artisti negli anni ho comprato pressochè tutta la discografia, ma a ben guardare l'ho fatto due volte: prima ho acquistato tutti i vinili, poi quando è cambiata la tecnologia ho comprato tutti i CD rimasterizzati dei vecchi albums.
Uno dei cantanti di cui ho l'opera omnia è Enrico Ruggeri, che apprezzo molto non solo per le personalissime armonie e sonorità ma anche per il lessico non comune e non banale che caratterizza i suoi testi, due qualità che lo accomunano a davvero pochi autori italiani: oltre a Ruggeri, così su due piedi mi vengono in mente solo Franco Battiato e Angelo Branduardi.
Una bella canzone di Enrico Ruggeri è "Punk prima di te", nella quale rivendica di essere stato un punk della prima ora, quando essere punk significava essere eccessivi, essere additati per quelle spille conficcate nelle carni (piercings ante litteram...) e guardati con sospetto per la troppa familiarità dei punks con le droghe.
Per la verità Ruggeri è stato un punk piuttosto soft se paragonato ai gruppi inglesi di quel periodo come i Sex Pistols, i Clash, gli Stranglers o i Damned, ma nonostante questo Ruggeri rivendica l'essere stato un pioniere, rivendica i suoi trascorsi di fronte a coloro che sono diventati (o si sono atteggiati a) punk in seguito, per moda, quando la strada era già stata tracciata, quando essere punk significava vendere tantissimi dischi, quando le creste di capelli multicolori alte mezzo metro e tenute dritte con il Tenax non suscitavano più ilarità o commenti a mezza voce.
Per la verità Ruggeri è stato un punk piuttosto soft se paragonato ai gruppi inglesi di quel periodo come i Sex Pistols, i Clash, gli Stranglers o i Damned, ma nonostante questo Ruggeri rivendica l'essere stato un pioniere, rivendica i suoi trascorsi di fronte a coloro che sono diventati (o si sono atteggiati a) punk in seguito, per moda, quando la strada era già stata tracciata, quando essere punk significava vendere tantissimi dischi, quando le creste di capelli multicolori alte mezzo metro e tenute dritte con il Tenax non suscitavano più ilarità o commenti a mezza voce.
Ho parlato di Ruggeri per prendere molto (ma moooooolto) alla larga il discorso che sto per fare a proposito degli audiovisivi tridimensionali e parlo di audiovisivi in senso lato perchè oltre al cinema 3D ci sono anche le fotografie.
Fino all'anno scorso quasi nessuno - a parte qualche appassionato - sapeva cosa fosse il 3D e in particolare la fotografia tridimensionale.
Dopo il fenomeno "Avatar" tutti apprezzano la spettacolarità del 3D, tant'è vero che il mercato ha prontamente fiutato l'aria e quest'anno in molti, a Natale, si saranno regalati il televisore 3D con almeno quattro paia di occhialini, anche se la tecnologia del 3D domestico è ai primordi e deve ancora evolversi parecchio.
Dopo il fenomeno "Avatar" tutti apprezzano la spettacolarità del 3D, tant'è vero che il mercato ha prontamente fiutato l'aria e quest'anno in molti, a Natale, si saranno regalati il televisore 3D con almeno quattro paia di occhialini, anche se la tecnologia del 3D domestico è ai primordi e deve ancora evolversi parecchio.
Ma oltre al cinema esistono anche le fotografie tridimensionali e io le faccio da 27 anni: è questo il (labile) parallelo che mi sono azzardato a fare fra Ruggeri pioniere del punk e il sottoscritto, in qualche modo piccolissimo pioniere della fotografia tridimensionale.
L'idea di fare fotografie tridimensionali mi venne nel 1983 al cinema guardando "Lo squalo 3-D", terzo episodio della serie, che era stato girato in 3D e si poteva vedere con occhialini a lenti polarizzate. La polarizzazione sfalsata di 90° fra immagine di destra e di sinistra e l'uso di occhialini con lenti corrispondenti permetteva d'inviare a ogni occhio la relativa immagine e di vedere il film con la tridimensionalità e i colori naturali. La tecnica sembrava abbastanza semplice e mentre guardavo il film decisi che ci avrei provato con le fotografie.
Per le foto 3D (in realtà quelle che ho fatto in passato sono diapositive) facevo due scatti - uno per l'occhio sinistro e uno per quello destro - e per vederle serviva o un complicatissimo sistema di due proiettori con lenti polarizzate sugli obiettivi e gl'introvabili occhialini a lenti polarizzate (per fortuna all'uscita dal cinema avevo requisito gli occhialini di tutta la combriccola di amici con cui c'ero andato e dunque ne avevo una quindicina), oppure occorreva avere un apposito visore simile a un binocolo in cui inserire di volta in volta le coppie di diapositive (una a destra e una a sinistra).
L'idea di fare fotografie tridimensionali mi venne nel 1983 al cinema guardando "Lo squalo 3-D", terzo episodio della serie, che era stato girato in 3D e si poteva vedere con occhialini a lenti polarizzate. La polarizzazione sfalsata di 90° fra immagine di destra e di sinistra e l'uso di occhialini con lenti corrispondenti permetteva d'inviare a ogni occhio la relativa immagine e di vedere il film con la tridimensionalità e i colori naturali. La tecnica sembrava abbastanza semplice e mentre guardavo il film decisi che ci avrei provato con le fotografie.
Per le foto 3D (in realtà quelle che ho fatto in passato sono diapositive) facevo due scatti - uno per l'occhio sinistro e uno per quello destro - e per vederle serviva o un complicatissimo sistema di due proiettori con lenti polarizzate sugli obiettivi e gl'introvabili occhialini a lenti polarizzate (per fortuna all'uscita dal cinema avevo requisito gli occhialini di tutta la combriccola di amici con cui c'ero andato e dunque ne avevo una quindicina), oppure occorreva avere un apposito visore simile a un binocolo in cui inserire di volta in volta le coppie di diapositive (una a destra e una a sinistra).
Ora con l'avvento della fotografia digitale è un po' più complicato vedere le foto in 3D. Bisogna sempre fare due scatti per ogni inquadratura, uno per l'occhio destro e uno per il sinistro, ma poi è necessario accostare con un editor fotografico la foto di destra a quella di sinistra per creare l'immagine finale che potrà essere vista in 3D semplicemente incrociando gli occhi come se si fosse strabici: man mano che lo sguardo converge le due immagini sembrano sovrapporsi fino a che fra le due appare una terza immagine - creata dal nostro cervello che unisce ciò che vede l'occhio destro a quello che vede il sinistro - e questa immagine avrà anche la dimensione della profondità.
Devo ammettere che questo modo di guardare le foto 3D affatica parecchio gli occhi perchè devono accomodare la visione in un modo innaturale, ma l'effetto a mio parere è notevole.
Più sotto ci sono alcuni esempi di foto 3D che ho scattato in giro per l'Italia.
Più sotto ci sono alcuni esempi di foto 3D che ho scattato in giro per l'Italia.
Per facilitare l'incrocio degli occhi e quindi la corretta visione tridimensionale ho inserito un pallino nero a mo' di guida sopra le due foto; per vederle in 3D basta incrociare lo sguardo lentamente e leggermente, come se ci si volesse guardare la punta del naso, ma tenendolo focalizzato sullo schermo: si vedranno i due pallini avvicinarsi sempre di più l'uno all'altro.
Nel momento in cui s'incontreranno, apparirà una terza immagine e guardandola si vedrà la scena in tre dimensioni.
Occorre un po' di allenamento per riuscirci, per la verità è più difficile spiegare la tecnica che metterla in pratica, ma quando si è capito come incrociare gli occhi ci si mette un secondo a ottenere la tridimensionalità.
Parecchie migliaia di foto simili (ma fatte molto meglio delle mie...) e osservabili con la stessa tecnica sono in questo gruppo su Flickr.
Sullo stesso sito ci sono anche immagini anaglifiche da osservare con gli occhialini bicolori, quelli con una lente rossa e una azzurra.
Ho un grande rimpianto: il non potere, per ora, digitalizzare la grande quantità di diapositive 3D che ho scattato in tutti questi anni, alcune delle quali per me sono davvero belle (ma so di non essere un giudice imparziale).
Nel momento in cui s'incontreranno, apparirà una terza immagine e guardandola si vedrà la scena in tre dimensioni.
Occorre un po' di allenamento per riuscirci, per la verità è più difficile spiegare la tecnica che metterla in pratica, ma quando si è capito come incrociare gli occhi ci si mette un secondo a ottenere la tridimensionalità.
Parecchie migliaia di foto simili (ma fatte molto meglio delle mie...) e osservabili con la stessa tecnica sono in questo gruppo su Flickr.
Sullo stesso sito ci sono anche immagini anaglifiche da osservare con gli occhialini bicolori, quelli con una lente rossa e una azzurra.
Ho un grande rimpianto: il non potere, per ora, digitalizzare la grande quantità di diapositive 3D che ho scattato in tutti questi anni, alcune delle quali per me sono davvero belle (ma so di non essere un giudice imparziale).
Villa Contarini - Piazzola sul Brenta, PD. |
Fotografia distribuita con licenza Creative Commons: Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.
Villa Contarini - Piazzola sul Brenta, PD. |
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Marostica, VI: Piazza degli Scacchi e Castello inferiore visti dal Castello superiore. |
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Siena - Facciata del Duomo. |
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Siena - Palazzo Comunale e Torre del Mangia. |
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